Filosofia
Al centro di questa storia c’è il vino.
Cecilia Beretta, innanzitutto: la musa fu una donna colta e raffinata, che attraversò il Settecento circondandosi di artisti, intellettuali e musicisti provenienti da tutta Europa, figura femminile assimilabile a quelle di madame De Staël a Parigi o Caroline Pichler a Vienna. Carattere forte ma presenza elegante come il marchio di vini della famiglia Pasqua.
Il passato cammina con il presente: una musa e un’enologa.
Oggi è stata avviata una rivisitazione, dal punto di vista stilistico, di alcune delle iconiche referenze di Cecilia Beretta, affidata alla supervisione di una figura unica nel panorama italiano della vitivinicoltura: Graziana Grassini, tra le prime donne winemaker in Italia, erede del grande Giacomo Tachis. Proprio lei ha collaborato alla rivisitazione del Mizzole Valpolicella Superiore DOC.
I vigneti sorgono nello splendido anfiteatro fatto di colli e vallate della Valpolicella, e si estendono fino alle terre vulcaniche delle colline del Soave, territori nobili e dedicati al vino fin dall’epoca romana. Qui i terreni sono calcareo-argillosi, e le piante crescono a un’altitudine media di 150-200 metri.
Lo sfondo di questa storia sono i vigneti dell’azienda.
Cecilia Beretta, nel testimoniare il proprio radicamento al territorio d’elezione e la tensione all’innovazione, è impegnata nella adozione di strategie di business compatibili con le esigenze dell’ambiente, dal consumo energetico ridotto ai minimi alle strutture che regolano naturalmente la temperatura, dalla minimizzazione dello spreco degli imballaggi (come vetro e carta) al mantenimento di tutte le principali certificazioni di qualità ISO – BRC – IFS – Biologico. Non per ultimo l'azienda ha raggiunto la conformità allo Standard SOPD “Modulo Organizzazione Sostenibile – OS” di Equalitas.